I Celti nei nomi di luogo del Malcantone
Il professor Guido Borghi, ospite del Museo del Malcantone, ha spiegato in modo davvero curioso e interessante come sia rimasta l'impronta del Celti nei toponimi nostrani
L’origine di tutta l’umanità la si riscontra anche nei racconti mitologici di parecchi popoli, così come in tali leggende appare spesso sottinteso che in tempi assi remoti tutti gli uomini parlassero la medesima lingua. Ne dà conferma pure la Genesi, dove si narra la storia della Torre di Babele, eretta dagli uomini per arrivare in cielo: Dio punì la loro superbia, facendoli poi parlare lingue diverse.
Tuttavia la Torre di Babele non è un mito, in quanto realmente esistita con il vero nome di “Etemenanki” (tempio della piattaforma fra il cielo e la terra), ovvero una “ ziqqurat”, piramide a sette gradini di sette livelli, costruita nel VI o VII secolo a.C.
Sembra però che i mitografi degli antichi ebrei abbiano avuto l’intuizione, oggi confermata dagli studiosi, che in effetti tutte le lingue del mondo abbiano un’origine comune.
Ma è altrettanto assodato che il periodo in cui si parlava una sola lingua è assai anteriore alla costruzione della famosa Torre.
E infatti…
“ … I nostri antenati preistorici non parlavano per grugniti (come spesso si tende a pensare), ma avevano una lingua ricca e raffinata, che per una notevole parte siamo in grado di ricostruire.
Tale lingua – l’indoeuropeo preistorico e il celtico che in questa regione ne è derivato – spiega una consistente porzione dei nomi di luogo che per noi sono divenuti opachi e inintelligibili “…
Il virgolettato suesposto sintetizza l’introduzione del glottologo Guido Borghi alla piacevolissima conferenza coordinata da Damiano Robbiani, in collaborazione con la rivista La Breva, tenutasi sabato 1 giugno, presso il Museo del Malcantone, in Curio.
Un pubblico assai numeroso, molto attento e positivamente curioso ha potuto seguire ed apprezzare, con un interesse viepiù crescente, il percorso e l’evoluzione linguistica di parecchi termini, toponimi ma non solo, che si incontrano tuttora nel Luganese e nel Malcantone in particolare.
Si consideri ad esempio il vento tipico dei laghi di Lugano e Como, la “Breva”, parola di origine celtica, assunta già in latino dalle popolazioni galliche, gli Insubri fra le altre, che abitavano i grandi laghi prealpini, popolazioni poi sottomesse da Roma fra i secoli terzo e primo a.C.
All’epoca suonava” Breua”, che a sua volta continuava un antecedente lessema tardo indoeuropeo col significato approssimativamente ricostruibile di “insieme(di fenomeni) provvisti della caratteristica naturale di essere taglienti ( sferzanti, pungenti…), per poi concludere che oltre la citata origine celtica , poi mutuata in latino, la stessa radice è il prototipo del nostro “brivido”.
Le parole, o più precisamente i lessemi di origine celtica rappresentano sicuramente una minoranza rispetto all’interezza e alla globalità del lessico attuale e anche della componente ereditaria latina, tuttavia sono catalogate/i in un elenco di non trascurabile entità.
La prova inconfutabile che il celtico antico, ha proseguito lo studioso, fosse parlato anche nella regione dei grandi laghi prealpini, intorno anche al Ceresio, è data dalle iscrizioni in Alfabeto di Lugano, fra il VII/ VI secolo a.C, riscontrabili anche nell’area del suddetto lago a Ponte Capriasca, Tesserete, Davesco, Sorengo, Viganello, Stabio, in particolare nelle vicinanze di Ponte Tresa ad Aranno, Banco di Bedigliora, da un lato, e di Ardena dall’altra parte dello Stretto, sopra Lavena.
Un’esposizione durata quasi due ore durante le quali nessuno si è distratto, grazie alla bravura, condita da una buona dose di ironia del relatore, che ha distribuito a tutti i presenti un elenco completo (quattro pagine) di tutti i toponimi, con le relative ricostruzioni linguistiche: da Agno, Bedigliora, Caslano a Vernate, Vezio… Sussidio fondamentale che ha permesso una partecipazione attiva e una sequenza di domande, alle quali lo studioso ha dato piena soddisfazione, giungendo alla conclusione , per dirla con il linguista Gian Luigi Beccaria, che i toponimi sono veri e propri fossili della geografia umana, ove sono dimostrati insediamenti remoti e sovrapposizioni di strati diversi. Parole intinte di storia e tra le meno soggette alla cancellazione.
La biografia
Guido Borghi, nato a Milano nel 1967, ha studiato nel capoluogo lombardo, a Pavia, Berlino e in alcune Università austriache; dal 1999 è ricercatore di Glottologia e Linguistica presso il Dipartimento di Antichità, Filosofia, Storia, Geografia dell’Università di Genova. Pubblica studi di etimologia indoeuropea preistorica; come seconda specializzazione si occupa di Storia e Geopolitica del Sacro Romano Impero.
N.B.
Per coloro che volessero approfondire l’argomento, si propone l’articolo dello stesso Borghi apparso sull’ultimo numero (5) della rivista italo- svizzera La Breva: ”Continuità celtica della toponimia indoeuropea nel bacino del Ceresio”. La pubblicazione può essere richiesta al Museo del Malcantone (musmalc@bluewin.ch).